Il Daspo è un provvedimento emanato dal questore (territorialmente competente) che vieta alla persona interessata l’accesso a manifestazioni sportive, tale provvedimento è stato introdotto con la legge n. 401 del 1989 cercando di contrastare l’esponenziale aumento di episodi violenti all’interno degli stadi di calcio.
L’oggetto del nostro interesse si è concentrato su un caso particolare, ovvero quello in cui il destinatario del daspo sia un calciatore, e quali possano essere le conseguenze di tale provvedimento.
Ci ha pensato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 35481 del 2021 a far chiarezza sull’argomento; il caso in oggetto riguardava un calciatore dilettantistico destinatario di daspo che avrebbe ugualmente partecipato a partite di calcio (sempre dilettantistiche), violando così il divieto di accesso ai luoghi, dove si svolgono manifestazioni sportive.
Il calciatore sosteneva di aver rispettato il divieto che secondo lui riguardava l’accesso agli impianti in qualità di spettatore e non in veste di calciatore, tuttavia la Cassazione ha rigettato il ricorso, riconoscendo che il divieto di accesso sarebbe di tipo generalizzato, riguardando l’ingresso sia a titolo di tifoso che quello a titolo di calciatore, individuando quale ratio quella che nonostante siano diversi i ruoli, rimarrebbe invariato l’evento sportivo dal quale potrebbero scaturire comportamenti violenti.
La Corte di Cassazione avrebbe però precisato che per i calciatori professionisti (serie A,B,C), invece, il daspo non impedirebbe di continuare a giocare, dal momento che la loro attività lavorativa sarebbe così inibita da tale provvedimento, avendo gravi ripercussioni sulla loro vita.
Diverse perplessità ha suscitato questa importante differenziazione tra calciatore professionista e dilettantistico ed il relativo divieto o meno di giocare a calcio se destinatari di daspo.
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